La gestione del bosco
Scheda elaborata dalla Scuola media di Tesserete

Alla fine del XIX secolo la Val Colla, così come molte altre regioni del nostro Cantone, si trovò confrontata con un problema che assunse dimensioni decisamente gravi: la pressoché completa distruzione dei boschi che, fino a qualche centinaio di anni prima, coprivano invece gran parte delle sue pendici.

Le ragioni che portarono nell’Ottocento le comunità della valle a intaccare in maniera tanto seria il proprio patrimonio boschivo furono molteplici; tre furono quelle che più incisero:

1. La popolazione della valle era dedita soprattutto alla pastorizia; conseguentemente credeva di avere tutto l’interesse nell’allargare lo spazio destinato ai pascoli, a scapito della superficie coperta dal bosco.

2. Nel corso dell’Ottocento la richiesta di carbone non fece che crescere. Esso era a quell’epoca la principale fonte di energia: muoveva i treni, faceva funzionare le macchine di cui si riempivano le fabbriche della vicina Lombardia, scaldava le case durante i rigidi mesi invernali. In questo contesto, in tutta la regione alpina si rafforzò a ridosso delle foreste un’attività conosciuta dalle comunità di montagna da tempi remoti: quella dei carbonai. Il legno che ci si procurava con il taglio degli alberi veniva ridotto in carbone in loco, direttamente nel bosco, attraverso la costruzione delle carbonaie. Quest’attività fu in quella stagione tanto importante che ancora oggi, passeggiando per i nostri boschi, è possibile – laddove i carbonai si installavano e costruivano le loro carbonaie – trovare tracce di carbone appena sotto la superficie del terreno.

3. Lo sviluppo industriale incentivò anche la domanda di legname. Tradizionalmente, il legno, vista la sua abbondanza e la sua facile reperibilità, era uno dei principali materiali utilizzati dall’edilizia e dall’artigianato locale. Ora, a questa produzione indirizzata al mercato locale, se ne aggiunse un’altra, quella che guardava al di fuori della valle, soprattutto alla crescente richiesta proveniente dalle città della pianura padana. Attraverso i numerosi fiumi e laghi della regione, i tronchi degli alberi tagliati in valle venivano facilmente trasportati fino a Milano e da lì commerciati verso i centri vicini.

Le conseguenze di un tanto repentino disboscamento non si fecero attendere. Stando agli allarmati appelli che le autorità e gli specialisti di fine Ottocento rivolsero in varie occasioni alle popolazioni locali, i problemi causati dalla distruzione del bosco non erano da poco. Senza la protezione naturale del sottobosco, il terreno tendeva alla lunga ad inaridirsi; l’assenza del bosco inoltre facilitava l’erosione del terreno da parte dei fiumi e delle acque che scorrevano verso valle: il pericolo di alluvioni e di frane crebbe in misura notevole; interi crinali della val Colla, deturpati dagli scoscendimenti, diventarono inutilizzabili. L’eliminazione del bosco, infine, impoveriva in ultima istanza anche le comunità, che per secoli avevano trovato in esso un'importante fonte di sostentamento (pensiamo anche solo al peso che la castagna aveva nella dieta dell’epoca).

Fu solo nel corso del XX secolo che il problema venne risolto. La sostituzione del carbone con l’energia elettrica quale principale fonte di energia e – qualche decennio dopo – il declino dell’attività di pastorizia in valle, fecero venire meno molti dei motivi che avevano spinto al disboscamento. L’affermarsi degli interventi di sistemazione forestale nel corso del Novecento è stato infine decisivo: esso ci permette oggi di poter godere nuovamente di una Val Colla piacevolmente verde e boscosa.

Bibliografia:

  • AA.VV.: 75 anni del Consorzio Alto Cassarate. In: Foresta Viva, n. 10, ottobre 1993. (DOC 502)
  • Mariotta, Sergio: Il bacino del Cassarate: sintesi di 120 anni di interventi forestali. Bellinzona, Dipartimento del Territorio, 2001.




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updated 02.02.23