ISTITUTO SUPERIORE DI
SCIENZE UMANE APPLICATE

Emotività, affettività, intelligenza:
neurofisiologia e psicodinamica della mente.

Romeo Lucioni

PAGINA 1 :     REALIDAD
PAGINA 3 :     SISTEMA LIMBICO

PAGINA 4 :     STRUTTURA DELLA MENTE

PAGINA 5 :     COMMENTO E CONCLUSIONI

In questa significativa illustrazione, che vuole interpretare   
 graficamente il pensiero di Platone, possiamo leggere un 
messaggio simbolico che lega l’uomo al suo cervello.

L’auriga, l’intelligenza, usa le redini, la mente, per 
controllare i sensi, i cavalli, perché l’anima
il passeggero, possa usufruire di un viaggio sicuro 
che rappresenta l’esperienza della vita.

Possiamo "leggere" la "verità" in modo diverso, 
a seconda dell’angolo di osservazione da cui 
partiamo, ma, prima di tutto, deduciamo che 
l’energia motrice (i cavalli) è data dalle emozioni 
legate alla vista (occhio), all’olfatto (naso), 
all’udito (orecchio), al tatto (mano), 
al gusto (bocca), emblemi sui pettorali 
dei focosi destrieri.

 

L’intelligenza regola e controlla, attraverso una mente capace di trasmettere sensibilità, volontà, destrezza e capacità ed infine l’anima giudica e gode dell’esperienza tenendo conto del mondo circostante, per lo più procelloso, sviluppando quindi una coscienza mitico-trascendente.

In una sola immagine abbiamo tracciato tutta la complessità dell’attività e delle potenzialità psico-mentali che caratterizzano l’uomo e lo rendono tanto diverso da ogni altra "creatura", da ogni altro essere vivente. Questa differenza si manifesta anche nella coscienza del piacere che l’uomo trae dalla sua curiosità di conoscere se stesso e, in altre parole, di dare un significato al viaggio ed alla meta, alla volontà di superare i mondi procellosi come così anche di dominare il proprio mondo interno, fonte di energia, ma anche di pericolo, se lasciato troppo in libertà.

In questa visione simbolica, possiamo trovare anche una lettura psicoanalitica leggendo l’auriga come l’Io che regola i rapporti tra l’Es (la parte istintiva e libidica) ed il Super Io (la struttura etico-morale di riferimento) e/o, in termini più moderni, tra l’deale dell’Io e l’Io ideale.

Comunque si vedano le cose, resta tuttavia una dimensione molto chiara che nell’analisi delle facoltà psichiche o, se vogliamo, della mente, dobbiamo riconoscere tre elementi fondamentali: l’emotività, l’affettività e la capacità cognitiva.

Diciamo subito che questa differenziazione non è così facilmente riconosciuta perché generalmente (fatto forse dovuto alle difficoltà linguistiche dell’inglese (vedi Lucioni,1997)) non sono ben chiare le differenze tra emotività ed affettività.

Jung dice: "…la funzione intellettiva del comprendere è incapace di "pensare" una facoltà come il sentire", facendo, in questo modo collimare l’emotività con l’affettività, in una attività psichica riferita ai sentimenti.

Così sembrerebbe impossibile capire i sentimenti con la razionalità e risulterebbe il paradosso dell’uomo che cerca di gettare un ponte tra mondo del pensare e mondo del sentire.

Nelle società dei paesi più sviluppati, sono assolutamente privilegiate le facoltà intellettivo-razionali, intanto che le "emozioni" sono considerate cose da "donne" o, comunque, di secondo ordine. Si può anche dire che questo atteggiamento è retaggio della cultura classica greca, nella quale il razionale, l’estetico ed il vero si coniugavano anche nel giusto, per assumere un valore assoluto di predominanza (Atene verso Sparta).

Nel mondo antico l’emotivo era coniugato come "passione" che, con un significato intrinseco di istintivo, incontenibile, infrenabile e cieco, era da rifiutare.

Cartesio (1595-1650) invece rivaluta i sentimenti come espressioni autonome dell’Io che si propone così come "soggetto", valore massimo della condizione umana, che si distingue dal resto del mondo e dall’oggettività; considera il sentimento come fonte della morale e dell’etica, espressione massima dell’estetica ed anche mezzo di conoscenza che incrina la supremazia dell’oggettività e, quindi, del razionale.

Pascal (1623-1662) riconosce che il "cuore" ha una capacità conoscitiva diversa dall’intelletto, ma assolutamente valida ed efficace: se il pensiero razionale è capace di acquisire conoscenza, non è tuttavia in grado di afferrare l’oggetto nella sua completezza perché è del cuore la capacità di captare intuitivamente e rapidamente la situazione dell’oggetto.

Per Rosseau (1712-1778) il sentimento riesce a percepire quella forma di bontà e di valore etico di un ambiente inquinato dai condizionamenti, dal profitto, dall’utile, dal predominio sociale.

Un notevole progresso è attuato dai sentimentalisti inglesi del settecento che, nel campo del conoscere, pongono sullo stesso piano sentimenti e ragione.

Kant (1724-1804) evidenzia, accanto alla ragione, il sentimento e la volontà che diventano le funzioni mentali principali dell’uomo e che, anzi, lo elevano sopra ogni altro essere vivente.

Il sentimento acquista sempre maggior valore anche perché gli vengono attribuite particolari capacità di giudicare in base ad un nuovo metro che è quello del piacere e del dispiacere. Contro i percorsi della logica e della razionalità, il sentimento viene esaltato come ponte di spiritualità, come mezzo per seguire il cammino della trascendenza e l’amore acquista un valore che spalanca le porte alla relazione, alla compartecipazione ed alla solidarietà.

Accanto ai valori cognitivo-razionali, prendono posto valori esistenziali ed i sentimenti si differenziano fenomenologicamente come "animici" (amore, odio, tristezza) o "spirituali" (speranza, felicità, estasi) dando una visione nuova al senso della vita e del mondo, oltre alla finalità dell’uomo e della sua volontà.

Si ha comunque l’impressione che a tutt’oggi non sia stato possibile sciogliere la dicotomia mente-corpo, biologico-psichico, corpo-anima ed anzi forse l’avvento di una vera "era psicofarmacologia", con il fascino dei risultati, attraverso i quali si è dimostrato come l’ambiente chimico (neurotrasmettitori) del cervello alteri le sensazioni, la partecipazione, la produzione eidetica ed il comportamento, si sia accentuato il vallo che separa da sempre "il biologico" dal "mondo psico-mentale".

La scienza dei neurotrasmettitori e della chimica molecolare ha ancora di più accentuato il diverbio, l’intolleranza, le prese di posizione estreme e poco hanno servito le recenti pubblicazioni di Daniel Golman, Thomkins e Antoni Damasio che, pur destando nuovo interesse sul ruolo delle emozioni, hanno mantenuto una certa separazione tra sfera cognitiva e sfera affettiva, mettendole in competizione (l'’dattamento emotivo é più importante dell'aspetto cognitivo)o dimostrando che lesioni cerebrali che alterano il funzionamento emotivo lasciano indenne quello cognitivo e razionale (Stanley I. Greenspan,1997).

Sigfried BrocKert e Gabriele Braun (1997), commentando il libro di D.Golman, dicono:

  • ai fini del successo nella vita, l’intelligenza emotiva è più importante di ciò che si apprende nelle scuole e nelle università;
  • l’economia non ha bisogno di geni QI, ma di individui dotati di intelligenza emotiva;
  • la convivenza in famiglia e nella società può essere sensibilmente migliorata dallo svipullo dell’intelligenza emotiva. I divorzi e la maggior parte degli atti di violenza potrebbero essere evitati;

e ancora:

  • il tipo di intelligenza che la scuola e le istituzioni culturali successive creano non è affatto una garanzia di successo;
  • non il QI ma il QE è garanzia di una vita di successo;
  • non sono i test dell’intelligenza che mostrano se i bambino faranno strada o meno nella vita, ma sono i test che calcolano il grado di intelligenza emotiva del soggetto;
  • ai fini del successo scolastico l’intelligenza emotiva (QE) è più importante del QI.

Questa famosa dicotomia tra razionale ed emotivo non si traduce in semplice diatriba scientifico-conoscitiva, ma influenza e condiziona poderosamente interventi sia nell’ambito clinico-terapeutico, che in quello educativo-formativo:

  1. l’approccio cognitivo-comportamentale, concettualizzando una "struttura" più o meno ordinata e/o funzionale, prospetta, oltre alla medicalizzazione, interventi strettamente controllati, senza sentimentalismi, quasi "studiati" per ogni cervello menomato;
  2. l’approccio psicologico e psicodinamico prevede interventi modulati e personalizzati, ma che hanno come punto di partenza l’incontro e la relazione, le modalità linguistico-simboliche e che, soprattutto, hanno come obiettivo la integrazione dell’Io e lo sviluppo della personalità intesa, in primo luogo, come senso di sé dimensionato nell’autostima.

Queste due concezioni vedono il cervello o come una struttura rigidamente determinata o, al contrario, come un sistema funzionale plasmabile attraverso lo sviluppo relazionale e affettivo, in altre parole, dei sentimenti.

La dicotomia mente corpo ha pure un risvolto etico: ancor oggi, sotto un certo profilo popolare, il paziente neurologico è visto come uno "sfortunato", mentre il malato di mente viene più considerato come colpevole di certe intolleranze, dei comportamenti strani e della sua dolorosa instabilità affettiva.

Bisogna riconoscere tuttavia che l’importanza del mondo delle emozioni e dell’affettività è sicuramente ormai riconosciuta e sufficientemente dimostrata anche se, purtroppo, le incertezze linguistiche (Lucioni,1997) creano un alone semantico che, a nostro modo di vedere, confonde e determina tali e tante incomprensioni che finalmente risulta poco chiaro tutto il discorso sul significato e sulle qualità dei meccanismi mentali.

Per fare un esempio riportiamo una frase di Greenspan (1997):

"In passato le emozioni sono state viste come uno sfogo di passioni molto intense, come reazioni fisiologiche, stati d’animo soggettivi o segnali interpersonali, ma dai nostri studi sull’età evolutiva emerge che il loro scopo principale è quello di creare, organizzare e orchestrare molte delle funzioni fondamentali della mente. Intelletto, capacità scolastiche, senso di sé, coscienza e moralità hanno tutti radici comuni nelle primissime esperienze emotive. Per quanto possa sembrare strano, le emozioni sono artefici di una vasta gamma di operazioni cognitive nel corso di tutta la vita e rendono possibile il pensiero creativo in ogni sua forma."

È veramente poco chiaro come le "emozioni" possano esercitare una influenza tanto positiva sulla strutturazione dei meccanismi mentali, a meno che con il termine di emozioni si voglia indicare anche tutto quell’apparato psichico che noi differenziamo come "mondo dell’affettività" o "mondo dei valori".

Questo problema é chiaramente evidenziabile anche da Greenspan che, poche righe sotto, dice: "…le emozioni sono artefici di una vasta gamma di operazioni cognitive…" e, subito dopo: "A favore del legame tra sfera affettiva ed intellettiva…"

Da queste osservazioni si evince la necessità di ordinare con maggior precisione le conoscenze e le definizioni su emozioni, affetti e razionalità, tenendo conto anche del fatto che l’intuito popolare riconosce nell’intelligenza anche capacità di ordine sociale (ecologiche ed altruistico-solidali), oltre che emotive, dal momento che viene bollata come "freddezza emotiva" quella qualità che spesso accompagna i ragionamenti e le dichiarazione specificamente professionali e/o manageriali.

* * * * *

Sull’onda del positivismo, la ricerca scientifica ha portato avanti un costante modello di studio e di approfondimento conoscitivo, aprendo nuovi orizzonti, non solo alla conoscenza, ma anche al razionale, all’intellettivo, alla dimostrazione ed alla sperimentazione.

Gli studi di anatomia, di neuroanatomia funzionale, di neurofisiologia e, più recentemente, le neuroscienze ci hanno dato un bagaglio conoscitivo-culturale che, insieme agli studi di farnmacodinamica e farmacocinetica, oltre a quelli centrati sui neurotrasmettitori, hanno permesso di migliorare le nostre conoscenze sul funzionamento del cervello e sulle connessioni e riverberazioni che legano diverse strutture o, anche, diverse aree cerebrali a funzionalità specifica.

Alla base della nostra ricerca sull’intelligenza, l’approfondimente di alcune funzioni psico-mentali che interessano:

    • percezione
    • risonanza emotiva
    • partecipazione affettiva
    • elaborazione cognitivo-intellettiva.

Percezione
La possibilità che ogni essere vivente ha di interagire con il mondo in cui vive dipende dalla sua struttura sensoriale, vale a dire da un insieme di organi di senso capaci di "sentire" gli stimoli che li colpiscono. Questa funzione, nell’uomo è svolta da sensori per il tatto, la vista, l’udito. Il gusto e l’olfatto che, insieme a recettori interni (sensibilità propriocettiva ed enterocettiva)mandano segnali al Sistema Nervoso Centrale (SNC), struttura deputata per la loro decodificazione.
La trasmissione dell’input sensoriale non è mai diretta, ma si sviluppa attraverso collegamenti successivi, attraverso i quali il messaggio raggiunge il SNC in forma distorta, ma perfettamente "codificata".
Ciascun tipo di sensibilità, e quindi di stimolo, ha una zona di recezione primaria nella corteccia cerebrale che è stata suddivisa in aree identificate da vari studiosi, ma che attualmente vengono riferite alla mappatura di Brodmann che è per lo più universalmente accettata.
Libet (1966; 1973) ha condotto uno studio dettagliato sulle localizzazioni e sui tempi necessari per una percezione cosciente, dimostrando che c’è un periodo di incubazione relativamente lungo (0,5 sec.) durante il quale avviene una diffusione
(a tutto il mantello corticale) ed una complicazione (interessamento di vari schemi o circuiti funzionali) che permettono il raggiungimento di un livello appropriato letto come "interfaccia tra cervello e mente-cosciente" (Popper e Eccles, 1981).
Questa elaborazione seppur complicata dei processi delle informazioni percepite nel loro cammino verso il decodificatore (SNC) è però semplicistica dal momento che nell’uomo l’attività della percezione si complica notevolmente prima di poter essere trascritta come "cosciente".
Schematicamente possiamo evidenziare:
Stimolo organo di senso
vie afferenti al SNC
primo relais di integrazione sensoriale = TALAMO
aree sensoriali corticali primarie +
aree sensoriali corticali secondarie e terziarie
SISTEMA LIMBICO
responsabile di un ipertono emozionale

CORTECCIA FRONTALE
adibita a funzioni di controllo e di elaborazione
MANTELLO CORTICALE

deputato a funzioni complesse legate alla conoscenza associativo-deduttiva (razionalità)
 

Tralasciando un’analisi dettagliata del Talamo (primo relais di integrazione sensoriale) e delle aree corticali sensoriali che sono organi specifici della percezione, vogliamo qui riferirci alle altre strutture cerebrali chiamate in causa nello sviluppo di quelle esperienze coscienti condizionate da un "ipertono emozionale" e che entrano nel tema della nostra ricerca sull’intelligenza.

Eccles (1981) pone l’attenzione su come "…la percezione cosciente, derivata da inputs sensitivi comuni, sia modificata in un modo significativo da emozioni, sentimenti e pulsioni affettive" ed inoltre ricorda come Nauta (1971) ipotizza che lo stato dell’ambiente interno (fame, sete, paura, collera, piacere) sia segnalato ai lobi prefrontali dall’ipotalamo, dall’amigdala, dai nuclei del setto e da altri componenti del Sistema Limbico.
 

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