NETWORK DI STUDIO CONTINUAZIONE: 7 Quali risultati con le terapie non farmacologiche? Al momento, per assistere questi malati, le migliori alternative ai farmaci sono risultate: lamore, il rispetto, la comprensione e una migliore qualità della vita. Queste scelte alquanto nichiliste hanno stimolato un approccio riabilitativo fatto di palliativi che includono la laborterapia, la psicomoticità, la stimolazione globale, laccoglimento attivo e molti altri interventi di tipo sostitutivo, sostenuti dal desiderio di aiutare perché la vita dei pazienti e dei famigliari sia meno pesante. Una riflessione importante merita la ROT (Reality Orientation Terapy) che in molti anni di applicazione non ha prodotto risultati significativi, ma, senza dubbio, ha stimolato una ricerca su basi più scientifiche e con obiettivi più chiaramente terapeutici. Forse alla ROT è mancato uno studio psicologico di base, ampio ed approfondito, che tenesse anche conto delle considerazioni psicoanalitiche e psicodinamiche sviluppate soprattutto dalla scuola francese. La Scuola di E.I.T., che ha i suoi fondamenti teorici nella Psicologia dell Io e nella Timologia, ha prodotto un programma terapeutico basato sui principi dell Integrazione Emotivo-affettiva, che si valida nelle osservazioni psicodinamiche fatte sui pazienti e soprattutto sui risultati ottenuti con lapplicazione pratica. I nostri studi si fondano sullapplicazione e sullanalisi psicodinamica e psicoanalitica eseguite, ormai da cinque anni, da ricercatori delle Università di Torino e di Pavia. Casi osservati per più di un anno ci permettono di riferire che i risultati ottenuti sono molto stimolanti ed aprono un campo di studio veramente interessante. Questi pazienti che seguono gli incontri terapeutici settimanali dimostrano di non aver perso nulla rispetto alla situazione mnesica e cognitiva iniziale e, al contrario, hanno avuto notevoli miglioramenti dal punto di vista motorio, del contenimento dellesplosività emotiva e delle reazioni aggressive; hanno incrementato notevolmente la disponibilità a socializzare e ad esprimere i loro desideri e le loro volontà. 8 Cosa può frenare il progredire della malattia di Alzheimer? Studi nordamericani hanno messo laccento sul regolare esercizio fisico, considerando utili: "lo jogging, landare in bicicletta, il golf, il culturismo fisico, il pattinaggio a rotelle o sul ghiaccio, il ping-pong, il tennis, il nuoto. Naturalmente tutte queste attività richiedono un supporto di caregivers specializzati e/o una grande pazienza e dedizione da parte dei famigliari. La nostra esperienza con l E.I.T. sta portandoci alla conclusione che i miglioramenti devono essere utilizzati e quindi finalizzati per ulteriori recuperi in campo sociale. Questo nuovo impegno non può essere addossato alle famiglie, già provate dallassistenza quotidiana; di conseguenza, centri diurni per dementi possono diventare la "chiave di volta" per affrontare il problema. Anche le Associazioni di Volontariato devono partecipare a queste iniziative che saranno essenziali per tenere lontano lo spettro del ricovero. 9 Quali supporti per le famiglie? Prima di tutto è necessario dare informazioni chiare, precise, ricche, dettagliate ed aggiornate su disturbi cognitivi e sulle alterazioni del comportamento che la malattia induce. Per affrontarli in modo adeguato ed efficace è necessario:
Vivere con "un Alzheimer" è una vera sfida e i caregivers presentano spesso collera, risentimento, rimorsi, nervosismo, tensione, insonnia, inquietudini ingiustificate e tutti i segni che possono fare pensare ad una situazione di stress tale da giustificare l'aumento dei casi di suicidio. Il medico di base ha il compito di accompagnare costantemente non solo il malato, ma anche i famigliari, dando anche precise informazioni sulle terapie possibili (farmacologiche e non), fornendo chiarimenti sui pericoli derivati da malattie concomitanti che possono insorgere proprio a causa dellincapacità del paziente di autogestirsi; segnalando i centri dove si possono ottenere più accurate e dettagliate informazioni, i gruppi di auto-aiuto che vengono organizzati. Le Associazioni di Volontariato, oltre ad organizzare i normali corsi di aggiornamento e formazione, hanno lobblogo di trovare fondi per aiutare economicamente ed organizzare, con laiuto delle istituzioni, pause di riposo ed anche brevi, ma salutari, vacanze per le tanto provate famiglie; di trovare ed addestrare persone professionalmente qualificate, capaci di offrire aiuto a domicilio ed anche aperture sociali per i pazienti.
10. Quali sono gli obiettivi del nostro network? Gli obiettivi della rete di studio sulla malattia di Alzheimer comprendono due aree di applicazione: A terapeutico-assistenziale con il fine di:
B scientifico-divulgativa Per promuovere studi sulla malattia di Alzheimer mirati soprattutto sulla psicodinamica dei meccanismi mentali e sulla funzionalità psico-neuro- biologica. Seguendo queste linee si approfondiscono le seguenti tematiche:
Saranno organizzati convegni, conferenze e, soprattutto, incontri multidisciplinari con tutte le strutture che si renderanno disponibili per un lavoro proficuo in favore dei pazienti dementi.
Conferenze e corsi relativi all E.I.T come terapia della demenza di Alzheimer tenute dal Dott. Romeo Lucioni Pavia Corso di "Psicologia medica applicata alle malattie neurodegenerative croniche" nel Corso di "Psicologia Medica" del II anno della "Scuola di Specialità in Neurofisiopatologia" negli A.A. 1997/1998, 1998/1999 e 1999/2000. Tradate (Varese) 16 maggio 1998 Relazione tenuta nellambito del Convegno "Le demenze" organizzato DallOspedale di Circolo per i Medici di Base. Buenos Aires (Argentina) 29 ottobre 1998 Relazione tenuta presso la Facoltà di Psicologia della "Universidad Interamericana". Torino 21 gennaio 1999 Conferenza tenuta presso il "Centro Aurora" Gallarate 13 aprile 1999 Relazione tenuta durante la serata di aggiornamento sullAlzheimer organizzata dalla Cooperativa "Il Melo" Varese (maggio 1999) Relazione tenuta nellambito della Workshop"Anziani 2000" del Convegno "Il Molina alle soglie del 2000" Torino 10 giugno 1999 Giornata di formazione sulle tecniche dellE.I.T., tenutasi presso il "Centro Aurora" e organizzato dalla "Cooperativa Animazione Valdocco" Torino 14 giugno 1999 Lezione tenuta con il Prof. Giuseppe Andreis presso Luniversità degli Studi di Torino. Torino 20-21 giugno 1999 Relazione tenuta nellambito del Congresso "I malati di Alzheimer: dalla custodia alla cura" organizzato dallUSL n°4 Novi Ligure 24 agosto 1999 Presentazione dell E.I.T. ai Dirigenti dellASL n°22 Novi Ligure 27 novembre 1999 Relazione tenuta nellambito del Convegno "Alzheimer: malattia in espansione" organizzato dall ASL n°22
Varese 18 gennaio 2000 Corso di aggiornamento sullAlzheimer per psichiatri e psicologi dellUnità Operativa n°3 dellAzienda Ospedaliera di Varese, presso la Comunità Protetta "I Castagni". Modena 25 gennaio 2000 Incontro di informazione sullE.I.T. con i Responsabili del "Progetto Demenza" strutturato dal Comune sulle linee guida della Regione. Morcote (Svizzera Canton Ticino) 26 gennaio 2000 Serata di formazione-informazione sulla terapia di Integrazione Emotivo- affettiva (E.I.T.) nellAlzheimer per personale e operatori delle Case di Riposo e dei Centri Diurni, oltre che per i dirigenti dellAssociazione Alzheimer Svizzera, Sezione Ticinese. Milano 27 gennaio 2000 Università degli Studi di Milano- Dipartimento di Medicina Ospedale L. Sacco: "Conferenza sulla terapia non farmacologica dellAlzheimer ". Castellanza (Varese) 16 febbraio 2000
San Pietro a Maida (Cosenza) 25 marzo 2000 Convegno dibattito su: "Malattia di Alzheimer: terapia non farmacologica" presso lAuditorium della Scuola Media. Torino 17 aprile 2000 Università degli Studi di Torino Facoltà di Psicologia "E.I.T.: psicoterapia della demenza di Alzheimer" Lezione tenuta al "Corso di Psicogeriatria" del prof. Giuseppe Andreis
LAVORI DEL DOTT. ROMEO LUCIONI SUL TEMA DELLA MALATTIA DI ALZHEIMER
(Silvia Pedota e Davide Scheriani) 2° PAGINA |
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