
Aligi Sassu
Biografia
1912-1925
Aligi Sassu nasce a Milano il 17 luglio 1912 da padre sardo e madre
emiliana. Dal 1921 trascorre alcuni anni della sua infanzia a Thiesi
(Sassari) con la famiglia, per ritornare definitivamente a Milano qualche
anno più tardi. Nel 1925 lavora come apprendista presso la litografia
milanese La Presse.
1926-1927
Nel 1926 lavora con un artigiano a decorazioni murali, impratichendosi nelle
tecniche pittoriche. Frequenta i corsi serali dell’Accademia di Brera e
coltiva la passione per la letteratura frequentando le biblioteche milanesi,
particolarmente attratto da testi e riviste futuriste. In seguito alla
lettura del libro Pittura e scultura futuriste di Umberto Boccioni,
acquistato all’età di quindici anni, approfondisce la ricerca pittorica in
questa direzione. L’avvicinamento al movimento avviene insieme all’amico
Bruno Munari, con il quale decide di presentarsi all’incontro che Filippo
Tommaso Marinetti aveva organizzato con alcuni artisti all’Hotel Corso di
Milano. Nel novembre-dicembre partecipa alla “Mostra dei trentaquattro
pittori futuristi” alla Galleria Pesaro di Milano con l’opera La madre. È
allora che va costituendosi il nuovo gruppo futurista milanese con Munari e,
appunto, Sassu tra i promotori.
1928-1929
Frequenta i primi due anni del liceo all’Accademia di Brera. È tra i suoi
insegnanti di pittura, per un solo anno, Antonio Ambrogio Alciati. A Brera
conosce e frequenta Broggini, Fontana, Grosso, Lilloni, Spilimbergo. Con
Munari redige il Manifesto della pittura “Dinamismo e riforma muscolare”,
datato 31 marzo 1928. Il testo, dattiloscritto, rimarrà inedito fino alla
pubblicazione nel 1977 nel volumetto Sassu futurista di Luciano De Maria. A
quell’epoca aveva già probabilmente scritto un abbozzo di Manifesto
all’eterna giovinezza, reso noto solo nel 1999 dall’autobiografia
dell’artista. In aprile, su invito di Marinetti, espone due opere alla XVI
Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia: Nudo plastico e Uomo che si
abbevera alla sorgente. Alla fine del 1928 partecipa con le opere Guerra e
Costruzione alla “Mostra d’arte Futurista, Novecentista, Strapaesana” a
Mantova. Tra il 1928 e il 1929 esegue delle illustrazioni per il romanzo
marinettiano Mafarka il futurista.
Nel 1929 si allontana progressivamente dal movimento futurista e si avvicina
al primitivismo, sperimentato in vedute e opere di figura. Abbandonata
l’Accademia di Brera per motivi economici, frequenta a Milano la Libera
Accademia L’Avanguardia Artistica aperta dal gallerista Barbaroux, dove ha
modo di conoscere Birolli, Tomea e, l’anno successivo, Manzù. Nei mesi di
giugno e luglio Sassu organizza una mostra collettiva nei locali di un
dopolavoro in via Piero della Francesca ed espone, sempre in una collettiva,
nel ridotto del Teatro Arcimboldi a Milano, diretto da Ettore Gian Ferrari.
Il 16 novembre conosce Edoardo Persico all’inaugurazione della mostra dei
Sei di Torino alla Galleria Bardi di Milano. Insieme al fratello Francesco
coltiva la passione per la bicicletta prendendo parte, come dilettante, ad
alcune competizioni. È da questa esperienza e in questo momento che ha
origine la serie dei Ciclisti.
1930 -1933
In seguito alla chiusura della Libera Accademia L’Avanguardia Artistica,
nella primavera del 1930, Sassu affitta, insieme a Manzù, un piccolo studio
in Piazza Susa dove poter lavorare.
In aprile espone con Grassi, Manzù, Occhetti, Pancheri e Strada in una
collettiva alla Galleria Milano: l’esposizione, presentata da Raffaello
Giolli, riscuote un buon successo. In novembre è presente alla Galleria del
Milione nella collettiva “Opere e studi di artisti lombardi” organizzata da
Persico. In antitesi a Novecento, prosegue sulla via primitivista con la
serie dei Ciclisti e, anche per influsso di Persico, con opere a soggetto
sacro. Avvia inoltre la serie degli Uomini rossi alla quale si dedicherà per
oltre tre anni producendo più di cinquecento opere: dioscuri, argonauti,
giocatori di dadi, calciatori, pugili, suonatori, pastori costituiscono un
importante capitolo dell’iter produttivo di Aligi Sassu. La dominante del
rosso che caratterizza il ciclo rappresenta una svolta significativa per la
pittura italiana degli anni trenta, numerosissime sono le recensioni che la
critica dedica a questa serie. Nel 1931, continuando sui filoni tematici
dell’anno precedente, presenta alcune opere (tra esse
I Dioscuri, Le maschere e Il ragazzo con la colomba) in una sala espositiva
diretta da Giolli nella Galleria De Cristoforis di Milano. Nell’aprile 1932
espone alla Galleria del Milione con Birolli, Cortese, Grosso, Manzù e
Tomea. In questa sede vengono presentate, insieme ai Ciclisti, opere
raffiguranti i giocatori di dadi e i dioscuri. Nello stesso anno conosce,
tramite Persico, Carlo Levi e inizia una collaborazione con la rivista “Il
Frontespizio”. La frequentazione delle lezioni di filosofia tenute da Banfi
e frequentate assiduamente da Sassu, stimolano l’artista ad approfondire
lo studio di Marx.
Il giovane Sandro Bini redige il primo studio critico sul pittore: Aligi
Sassu, fisime e nostalgie della critica. Continua a dipingere opere di tema
sacro e si dedica al nuovo filone delle Battaglie. In questo periodo si reca
in bicicletta a Firenze, dove rimane impressionato dalla pittura di Beato
Angelico – che ha modo di apprezzare nel convento di San Marco – e dalla
Battaglia di San Romano di Paolo Uccello, esposta agli Uffizi. Nel 1933 si
dedica alla realizzazione della serie degli Argonauti e prende parte, con
l’opera Caffè, a una rassegna d’arte italiana presentata da Dario Sabatello
negli Stati Uniti. La poetica di questo nuovo ciclo creativo si ispira
inizialmente ai caffè milanesi di quegli anni, ai cui tavolini siedono donne
rosse in un clima in bilico tra eros e malinconia.
1934-1940
Nel 1934 espone con Grosso e Manzù alla Galleria delle Tre Arti.
Nell’autunno del 1934 parte per Parigi dove rimarrà per circa tre mesi:
visita la Biblioteca Sainte Geneviève e i più importanti musei, rimanendo
affascinato dalla pittura di Géricault, David e soprattutto Delacroix, ma
anche dalle opere di Cézanne e di Renoir. Continua a lavorare alla serie dei
Caffè ispirato dalla catena Chez Dupont, da poco inaugurata. Nella capitale
francese conosce e frequenta, tra gli altri, San Lazzaro, De Pisis, Lionello
Venturi e Fernand Léger e grazie a questi nuovi contatti ha la possibilità
di esporre, con Tomea e Gruber, alla Galerie des Quatre Chemins.
La frequentazione dell’amico pugile Cleto Locatelli è lo spunto per la serie
di dipinti e disegni illustrante i Pugilatori. Di ritorno in Italia
partecipa al dibattito sul ruolo dell’artista, cui Sassu rivendica una
funzione sociale; nello stesso periodo inizia l’attività clandestina
antifascista insieme a De Grada, Grosso e Guttuso, gruppo che vantava
contatti con analoghi organismi in Italia e all’estero. La condivisione
degli ideali dell’antifascismo dà origine al Gruppo Rosso, che in
connessione con il Gruppo Erba, dalla stessa impostazione politica, opera
un’azione di contrasto al potere mediante le manifestazioni di protesta e la
diffusione di volantini. Parallelamente frequenta con regolarità Birolli,
Migneco, Mucchi, Valenti e Badodi; è in questo contesto che si crea quel
particolare clima che tre anni più tardi avrebbe dato origine al movimento
di Corrente. Nel 1935 realizza la Fucilazione nelle Asturie, sorta di
manifesto dell’opposizione europea al fascismo e compie il secondo viaggio a
Parigi. Alla Biennale veneziana del 1936 espone due opere: Chez Dupont e
Cavalcata. Nel 1937, a New York, prende parte all’esposizione “Anthology of
Contemporary Italian Painting”. Il 6 aprile dello stesso anno è arrestato
dalla polizia dell’OVRA (Organizzazione Vigilanza e Repressione
Antifascista) che, durante una perquisizione nel suo studio scopre i
manifesti sovversivi compilati per la vittoriosa battaglia di Guadalajara e
la carta per stamparli. Aligi Sassu, accusato di complotto, è processato e
condannato a dieci anni di reclusione. Dopo sei mesi d’isolamento nel
carcere di San Vittore a Milano viene trasferito nel reclusorio di Fossano,
dove esegue centinaia di studi noti come Disegni dal carcere. Nel frattempo
nasce a Milano la rivista “Corrente”. Nel luglio del 1938 Sassu ottiene dal
re la grazia; liberato, torna a Milano dove vive nella condizione di
“sorvegliato speciale”, col divieto di esporre in pubblico. Continua a
dipingere opere di opposizione in cui la metafora politica emerge
chiaramente: Spagna 1937, La Morte di Cesare e alcune Crocifissioni.
Partecipa al clima della rivista “Corrente”, la cui esperienza culturale
termina nel 1940.
1941-1947
Nel 1941 è impegnato in una personale alla Bottega di Corrente, galleria
fondata nel dicembre 1940 in via della Spiga 9 a Milano, da Ernesto
Treccani, direttore dell’omonima rivista. Nello stesso anno invia al Premio
Bergamo La Battaglia dei tre cavalieri che viene però rifiutata. In questi
anni riallaccia importanti amicizie con protagonisti del mondo intellettuale
e artistico tra i quali Treccani, Quasimodo, Bo, De Grada. Si sposa con
Fernanda, dalla quale ha una figlia, Maria Antonietta, che muore di
meningite all’età di tre anni. Nel 1942 inizia la serie dei Concili
dipingendo Il Concilio di Trento. Lavora alla Deposizione, portata a
compimento l’anno successivo, opera nella quale il tema sacro si trasfigura
in messaggio di denuncia. Soggiorna ad Albisola presso Tullio Mazzotti
dedicandosi all’attività di ceramista. Nel 1943 dipinge a Campodolcino
(Sondrio) e in autunno intraprende l’attività partigiana sul Lago d’Iseo con
la 52ma Brigata Garibaldina. Colpito dalla fucilazione di partigiani e
antifascisti in Piazza Loreto dipinge, in soli due giorni, I martiri di
Piazzale Loreto. Nel dopoguerra attiva e continua è la sua presenza nelle
mostre più importanti in Italia e all’estero. Frequenta il vivace ambiente
culturale ed artistico luganese, legato da amicizia con diversi artisti
ticinesi come Marioni, Genucchi, Patocchi, Cotti, Filippini e Rossi. In
questi anni realizza numerose cartelle litografiche e opere che illustrano
testi classici. Risale a questo momento il ciclo dedicato alla Maison
Tellier, ispirato dall’omonima novella scritta da Guy de Maupassant nel 1881
che, se da un lato prosegue il confronto con i testi letterari, dall’altra
continua l’indagine, già svolta a partire dagli anni trenta, sulla
condizione sociale della prostituzione.
1948-1970
Nel 1948 partecipa per la terza volta alla Biennale di Venezia; lo stesso
anno si separa dalla moglie. Nel 1949 espone a Parigi in una mostra dedicata
alla pittura italiana. Nel 1950 esegue un affresco sia a Monteponi
(Iglesias) che a Sanremo. L’anno successivo espone a Genova, Losanna,
Madrid, Nizza e Stoccolma, partecipa alla Quadriennale romana e a una
collettiva di pittori italiani contemporanei a Parigi. Nel 1951 Max Schäfler
organizza una mostra antologica dedicata a Sassu presso il Museo Civico di
Belle Arti di Lugano. Nel 1952 e nel 1954 espone nuovamente alla Biennale di
Venezia. Si stabilisce ad Albisola dove, oltre a realizzare numerose
ceramiche nelle quali trasferisce le proprie esperienze pittoriche, decora
una grande parete con le Cronache d’Albisola. Nella cittadina ligure
incontra la cantante colombiana Helenita Olivares che diventerà sua moglie.
Nel 1956 compie un lungo viaggio in Cina a capo di una delegazione di
artisti italiani: gli appunti e gli schizzi annotati durante il soggiorno
saranno rielaborati in alcune incisioni, mentre le suggestioni ricavate dal
paesaggio cinese saranno fonte di ispirazione per una serie di opere.
Tornato in Sardegna dopo trent’anni realizza opere a carattere storico e
religioso. Nel 1962 compie un breve viaggio negli Stati Uniti e al ritorno
produce una serie di opere ispirate al mondo degli oppressi e agli
spirituals. Nel 1963 apre uno studio a Cala San Vicente (Maiorca), dove
trascorrerà lunghi periodi dell’anno: in questo nuovo ambiente nasce la
serie delle Tauromachie e una pittura di paesaggio rinnovata. Nel 1965 viene
nominato membro del comitato italiano dell’UNESCO per le arti plastiche e
due anni più tardi si trasferisce a Monticello Brianza: è questo un periodo
di grande fervore creativo (risale a quest’epoca una serie di grandi dipinti
fra cui Che Guevara) e di intensa attività espositiva.
1971-1982
Nel 1971 viene invitato a esporre alla mostra internazionale dei “D’Après”
al Museo Civico di Belle Arti di Lugano. L’anno successivo esegue i bozzetti
per le scene e i costumi della Cavalleria rusticana messa in scena all’Arena
di Verona e sposa Helenita Olivares. La Galleria d’Arte Moderna in Vaticano,
inaugurata nel 1973, gli dedica una sala. In occasione della riapertura del
Teatro Regio di Torino cura le scene e i costumi dei Vespri siciliani. Nel
1974 alla Galleria Portici di Torino vengono esposti per la prima volta i
Disegni dal carcere. Sono questi anni di intensa produttività nel campo
della grafica: tra questi la serie dei Cavalli innamorati e le acqueforti
dedicate a scene dell’Orlando furioso. Nel 1975 la Galleria Trentadue di
Milano porpone una mostra in cui sono presentati i paesaggi di Maiorca;
nello stesso anno, insieme a Manzù, Sassu riceve il premio “Europa”. In
ottobre partecipa a una spedizione nella foresta amazzonica venezuelana.
Realizza due grandi mosaici per la chiesa di Sant’Andrea a Pescara. Nel 1977
al Centro Rizzoli di Milano si inaugura l’esposizione “Sassu futurista”
curata da Luciano De Maria. Nel 1981 lascia Monticello Brianza e torna a
vivere a Milano, nel quartiere di Brera; l’anno seguente la città gli
conferisce il riconoscimento “Gli uomini che hanno fatto grande Milano”. In
maggio viene presentato il volume I promessi sposi illustrato con 58 suoi
acquerelli eseguiti nel 1943.
1983-1990
Importanti musei e gallerie di livello internazionale allestiscono mostre
sull’opera di Aligi Sassu (nel 1983 la Galleria Civica di Jesi; nel 1984 il
Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il museo di Castel Sant’Angelo di Roma, il
Palazzo Reale di Milano, le Gallerie Stadthaus e Scheffel di Bad Homburg in
Germania; nel 1985 il Musée d’Art Contemporain di Montreal e la National
Library of Canada di Ottawa; nel 1986 il Museo Puskin di Mosca). Nel 1987 è
nominato cittadino onorario di Palma di Maiorca; nello stesso anno alla
Staatsgalerie Moderner Kunst di Monaco di Baviera è allestita una grande
antologica con lavori realizzati dal 1927 al 1985. Al Comune di Argenta e al
Museo del Paesaggio di Pallanza viene presentata la rassegna “Sassu. Il
paesaggio”. Esegue 113 tavole illustranti la Divina Commedia, esposte per la
prima volta nel 1987 alla mostra “Sassu e Dante” al Castello Gizzi di Torre
de’ Passeri. Festeggia i sessant’anni di lavoro con una grande antologica al
Castello di Rivoli. Risale al 1988 una mostra antologica nel prestigioso
edificio gotico-catalano della Llonja di Palma di Maiorca. Nel 1989 viene
allestita al Palau Robert di Barcellona una mostra, mentre a Ravenna, presso
il Centro Dantesco
dei Frati Minori Conventuali, è organizzata l’esposizione delle
illustrazioni della Divina Commedia. A Firenze, nel 1990, gli viene
conferito il premio “Lorenzo il Magnifico”.
1991-1998
In occasione dei suoi ottant’anni, ottanta opere realizzate tra il 1927 e il
1990, sono ospitate da diversi musei sudamericani, quali il Museu de Arte di
San Paolo del Brasile, il Museo de Arte Moderno di Bogotà e il Centro de
Arte y Comunicación di Buenos Aires. Nel 1993, dopo due anni di lavoro,
porta a termine il grande murale in ceramica intitolato I miti del
Mediterraneo per la nuova sede del Parlamento Europeo di Bruxelles. Nel 1994
esegue la cartella di incisioni Manuscriptum commissionatagli dall’Armand
Hammer Foundation di Los Angeles in occasione della mostra itinerante “I
ponti di Leonardo”. L’anno seguente lavora a due imponenti sculture,
Nouredduna e Il Dio Pan esposte a San Marino. In dicembre, presso la
Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, si apre la mostra “Aligi
Sassu dal 1930 a Corrente”. Nello stesso anno viene nominato Cavaliere della
Gran Croce dal Presidente della Repubblica italiana. Nel 1996 presenta al
Centro Saint Bénin di Aosta la serie degli Uomini rossi e a Siena, presso
Santa Maria della Scala, le tavole della Divina Commedia. Progetta due
murali in ceramica raffiguranti La fuga in Egitto e La strage degli
Innocenti per l’Oratorio di San Giuseppe a Vezia (Lugano) e lavora alla pala
d’altare raffigurante San Giuseppe per il medesimo Oratorio. Lo stesso anno,
insieme alla moglie Helenita Olivares, Aligi Sassu dona alla città di Lugano
362 opere (217 dipinti, 130 opere grafiche e 15 sculture) realizzate tra il
1927 e il 1996; nel 1997 è costituita a Lugano la Fondazione Aligi Sassu e
Helenita Olivares, con lo scopo di valorizzare l’opera dell’artista e
diffondere la sua arte a livello internazionale. Nello stesso periodo
termina la grande scultura in ferro El cavalls que mira el sol de Alcudia
commissionatagli dal Governo delle Baleari. Nel 1998 espone le tavole della
Divina Commedia alla Galerija Klovicévi Dvori di Zagabria, inaugura il
mosaico Prometeo ad Ozieri e presenta il gruppo scultoreo Poseidone dona il
cavallo ad Atene in provincia di Firenze. Termina la scultura bronzea Il
Ciclista destinata alle Universiadi di Palma di Maiorca del 1999 e nello
stesso anno pubblica l’autobiografia intitolata Un grido di colore, in cui
ripercorre le tappe significative della sua vita e del suo percorso
artistico.
1999-2000
Nel 1999 la Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares di Lugano inaugura
una rassegna dedicata all’opera del maestro, presentando la mostra “Sassu
futurista 1927-1929”, che è organizzata sia presso la sede luganese della
Fondazione, sia presso il Casal Solleric di Palma di Maiorca. Da luglio a
settembre Palazzo Strozzi di Firenze ospita una grande antologica dedicata
all’artista. A marzo del 2000 nasce la Fondazione Aligi Sassu e Helenita
Olivares di Maiorca e a giugno viene presentata ufficialmente a Besana in
Brianza l’Associazione Culturale Amici dell’Arte di Aligi Sassu. L’artista
si spegne a Pollensa (Maiorca) nel giorno del suo ottantottesimo compleanno,
le sue ceneri riposano presso l’Oratorio di San Giuseppe a Vezia.
Eventi postumi
L’11 ottobre 2000, a tre anni dall’apertura della Fondazione luganese, si
inaugura presso il Museo Civico di Belle Arti di Villa Ciani a Lugano la
seconda rassegna sull’opera del maestro “Sassu primitivista 1929-1931”;
l’anno successivo, l’esposizione dedicata agli Uomini rossi trova spazio
nella medesima sede museale. La prima mostra completa sulla produzione
ceramica di Sassu è organizzata presso il Museo Internazionale delle
Ceramiche di Faenza (autunno 2000) e al Museo Civico d’Arte Contemporanea di
Albissola Marina (primavera 2001). A settembre 2001 si inaugura a Villa
Filippini di Besana in Brianza un’ampia antologica dedicata alla produzione
scultorea.
Nell’aprile del 2003 i paesaggi maiorchini della tarda produzione di Sassu
sono esposti presso la Galería Joan Oliver Maneu di Palma di Maiorca. Nello
stesso anno ha luogo il quarto appuntamento della rassegna dedicata
all’opera di Sassu intitolata “Sassu realista 1932-1944” presso il Museo
Civico di Belle Arti di Villa Ciani a Lugano, il quale prende in
considerazione le opere realizzate fra le due guerre. In autunno l’opera
ceramica di Sassu è presentata insieme a quella di Picasso e Fontana a Villa
Filippini di Besana in Brianza. L’anno successivo un’ampia antologica gli è
dedicata a Nuoro. Il 14 dicembre 2005 il capo dello stato italiano Carlo
Azeglio Ciampi conferisce a Sassu, in sua memoria, il diploma di benemerenza
di I classe (medaglia d’oro) per la scuola, la cultura e l’arte. Nel 2008 a
Palazzo Reale di Milano è organizzata l’esposizione “Aligi Sassu dal mito
alla realtà. Dipinti degli Anni Trenta”, mentre nelle sale museali della
Rocca Sforzesca di Soncino e a Villa Filippini di Besana in Brianza vengono
presentate le opere grafiche di Aligi Sassu e degli artisti di Corrente.

La
Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares di Lugano
La Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares viene istituita nel marzo 1997
a seguito della donazione fatta alla Città di Lugano dall’artista e dalla
moglie Helenita Olivares nel 1996. Il nucleo di opere del lascito
costituisce la più completa e importante testimonianza dell’attività di uno
dei protagonisti dell’arte italiana del ventesimo secolo: 217 dipinti, 130
lavori grafici e 15 sculture illustrano organicamente l’intero percorso
creativo dell’artista, dagli esordi futuristi fino alle prove degli anni
novanta.
Tra gli obiettivi che la Fondazione persegue sin dalla sua costituzione vi
sono la valorizzazione dell’opera dell’artista e la diffusione della sua
arte a livello internazionale. L’attività si concretizza nella conservazione
e nella divulgazione delle opere di Sassu attraverso esposizioni, prestiti
di opere in occasione di rassegne internazionali e mostre antologiche, nella
pubblicazione di cataloghi, nell’attività di promozione attraverso la
stampa.
Dal 1999 la Fondazione stessa ha avviato un ampio progetto di attenta e
sistematica rilettura dell’opera di Aligi Sassu volto alla presentazione di
tutte le tappe fondamentali della sua produzione pittorica, scultorea e
grafica, con l’intento di rendere noti al pubblico anche i nuclei meno
esplorati dalla critica, offrendo così un’aggiornata panoramica dell’iter
creativo dell’artista.
Sino ad oggi il progetto si è concretizzato nella realizzazione di una serie
di esposizioni di carattere tematico-stilistico-cronologico nelle quali è
stata presentata la produzione degli esordi (1999, Sassu futurista
1927-1929), quella a cavallo degli anni trenta (2000, Sassu primitivista
1929-1931), la serie di dipinti raffiguranti gli Uomini rossi (2001) e la
produzione degli anni trenta e quaranta (2003, Sassu realista 1932-1944). A
corredo di ciascuna di queste esposizioni viene pubblicato un catalogo che
confluisce in una collana di studi critici. Il progetto prende in esame
innanzi tutto le opere della Fondazione, per estendersi poi ad altre
conservate in collezioni pubbliche e private, fino alle opere monumentali,
necessario corollario per una trattazione dell’opera di Sassu che si propone
di essere esaustiva.
Nel 2006, in occasione del decimo anniversario del lascito, viene
organizzata a Villa Ciani un’esposizione nella quale sono proposte al
pubblico alcune tra le più significative opere donate dall’artista alla
Città di Lugano.

Il Polo Culturale e il
suo futuro Centro
Il «Polo Culturale» identifica una rete di soggetti istituzionali che,
all’insegna di un indirizzo culturale rispondente a un progetto condiviso,
agiscono in modo coordinato. Una forza propulsiva che è stata immaginata,
sin dal suo costituirsi, per esprimere e valorizzare tutto il territorio.
Immaginiamolo pure come una mano le cui cinque dita - la musica, il teatro,
l'arte moderna e contemporanea, la storia e le altre culture - si muovono di
concerto e con un fine comune. Bisogna, dunque, con chiarezza sin d'ora
distinguere fra il «Polo culturale» e il grande edificio del «Centro
culturale» che si inaugurerà nel 2013. Il «Polo» determinerà l’identità e
l’azione futura di quel «Centro» di grande importanza e complessità in un
clima di stimolanti relazioni internazionali.
La decisione di edificare nello spazio adiacente all'ex Albergo Palace il
«Centro culturale» è l’esito di un processo che, negli anni, ha visto il
Comune di Lugano promuovere in modo crescente la cultura, per innalzare la
qualità della vita del cittadino e la realtà urbana, a un livello nazionale
e internazionale. Il «Centro» sarà, dunque, il contenitore di eccellenza
delle attività che riguardano la musica, le arti visive e sceniche.
Nel «Centro» confluiranno: il Museo d’Arte Moderna oramai diventato Museo
d’Arte, la Collezione permanente e altri importanti fondi che costituiscono
il patrimonio artistico della Città. A rafforzare ulteriormente la nuova
realtà museale sarà la presenza di una sezione del Museo Cantonale d'Arte,
istituzione con la quale saranno sviluppati progetti espositivi di
particolare rilievo.
Inoltre, il «Centro» sarà la sede di un grande teatro, in grado di offrire
nelle migliori condizioni, per gli artisti e per il pubblico, una stagione
organica di concerti e di proposte teatrali e anche liriche di valore nonché
la danza, che costituisce un settore in costante crescita creativa.
Gli altri soggetti principali che contribuiranno a rendere il «Polo
Culturale» un vero e proprio laboratorio interdisciplinare, aperto alla più
ampia collaborazione in rete, sono: l’Archivio Storico, il Museo delle
Culture e Villa Ciani, sede di esposizioni a carattere storico-artistiche
nonché di attività espositive e di ricerca, in sinergia con le istituzioni
cantonali e federali.
Bruno Corà
Direttore del Museo d’Arte
Coordinatore del Polo Culturale

Come raggiungere Lugano
IN TRENO
Da Milano ci sono treni per Lugano (direzione Zurigo, Basilea, Stoccarda,
Dortmund) ogni ora, ai minuti 25.
Dalla Svizzera ogni ora treni diretti per Lugano, informazioni su www.ffs.ch
Per raggiungere il Museo d'Arte dalla stazione ferroviaria di Lugano è
possibile usufruire del trasporto in funicolare (CHF. 1.10 la corsa) e poi
proseguire con il bus numero 1 (CHF. 1.60) e scendere alla fermata
Malpensata.
IN AUTO
Da Milano: autostrada A9 dei Laghi, direzione Como-Chiasso oppure autostrada
A8 direzione Varese-Stabio. Uscita consigliata Lugano-Sud.
Si ricorda che per percorrere le autostrade svizzere è necessario essere
muniti di vignetta autostradale da applicare sul vetro dell’auto (costo CHF.
40.-), che deve essere acquistata alla dogana.
Senza vignetta è obbligatorio uscire dall’autostrada a Como Monte Olimpino
(seconda uscita di Como), passare la dogana a Ponte Chiasso (2 Km
dall’uscita autostradale) e quindi percorrere la Strada Cantonale per
Lugano.
Nei pressi del Museo d'Arte, situato sul lungolago, è disponibile l'autosilo
Central Park (costo di c.a. CHF. 2.- all'ora). La cassa è automatica ed è
possibile pagare unicamente in Franchi svizzeri.
IN AEREO
Da Roma, Londra, Parigi, Berna e Ginevra, tutti i giorni voli diretti con
Darwin Airline su Lugano Airport.
Servizio di bus navetta in corrispondenza con i voli per il centro città.
|
|